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Continuando l’excursus sulle piante officinali, oggi affrontiamo:

Piante per curarsi nella storia

L’uomo si serve delle piante per curarsi fin dall’inizio della sua esistenza, così come fanno gli animali : probabilmente è proprio osservando questi che nella preistoria venne scoperto come alcune erbe potessero guarire alcuni malanni.
Il potere guaritore di queste aveva un che di magico, o di divino, ed è così che medicina, religione e magia si intrecciarono nella storia dell’umanità: dai medici-sacerdoti egizi, che lasciarono nei papiri testimonianza delle loro conoscenze, a quelli greci e romani devoti al dio Esculapio.

E fu proprio un greco, quell’Ippocrate considerato il padre della medicina, il primo a lasciare scritta una classificazione scientifica di piante medicinali, che comprende più di 200 specie vegetali, seguito poi da Dioscoride, che ne catalogò nel “De Materia medica” circa 600 e dallo studioso romano Plinio il Vecchio, che ne elencò ben mille.
Anche nel Medioevo i medici utilizzavano fiori, radici, foglie e cortecce per produrre cataplasmi, tisane o unguenti medicamentosi e, nelle prime scuole mediche consideravano di grande importanza l’erboristeria e la conoscenza dei semplici, ovvero delle piante che potevano essere utilizzate singolarmente come cure per malanni di vario genere. È grazie all’opera dei monaci che la conoscenza delle erbe curative non andò persa durante il periodo delle invasioni barbariche, mentre la Scuola Salernitana (prima scuola di medicina in Europa) dette un notevole contributo al diffondersi di questa con l´opera Flos medicinae (Fiore della medicina), scritta in latino.

La conoscenza delle erbe poteva però rivelarsi molto pericolosa: tante di coloro che furono bruciate come streghe altro non erano che donne che sapevano curare con le erbe, cioè quelle che oggi chiameremmo guaritrici.

L’ intreccio di medicina e religione ha reso poi “sospetto”, dalla fine dell’Ottocento quando iniziò a svilupparsi l’industria chimico farmaceutica fino ad una trentina di anni fa quando è iniziata una nuova inversione di tendenza, l’utilizzo di rimedi naturali per curarsi poiché apparivano agli occhi della gente comune come pozioni misteriose ed inefficaci, utilizzate ancora soltanto da persone particolarmente ignoranti e credulone. In realtà l’industria farmaceutica non ha mai smesso di studiare le proprietà delle piante e di utilizzarle per preparare i medicinali: basti pensare ad esempio che è l’agave a fornire la materia organica prima da cui si ottiene il cortisone.

Sono varie le scienze che si occupano dello studio delle virtù delle piante, dall’erboristeria, antica scienza di riconoscimento e raccolta di rimedi vegetali, alla fitoterapia, che studia i principi attivi contenuti nei vegetali, ed il loro utilizzo nella cura delle malattie, all’omeopatia, l’aromaterapia e tutte le nuove medicine alternative legate al diffondersi anche da noi di culture originarie di paesi lontani.

L’attuale rinascita di interesse per le cure naturali o semi-naturali ha fatto sì che nelle città e nei paesi si ridiffondessero le erboristerie e che nascessero anche in Toscana nuove realtà volte alla coltivazione delle piante officinali, sia come integrazione alla tradizionale attività agricola che come unica attività (in questo caso, l’esempio più noto è Aboca, che semina, raccoglie e lavora le piante officinali in Valtiberina, ma esistono realtà simili anche nel grossetano e nel pisano).

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